Scivola tra il giorno e la notte, tra femminile e maschile, tra l’intimità del letto, una giornata tra amiche, una serata elegante. Trasformista e imprevedibile, semplicissimo nelle linee, prezioso nel tessuto e negli accessori che lo reinventano, il pigiama di seta è diventato nella fantasia di Francesca Ruffini Stoppani non solo un abito meraviglioso, ma un altro modo di vestire. Vestire per rivivere l’epoca seducente dei Grand Hotel, che dall’Europa all’Oriente hanno conservato il savoir-faire dell’accoglienza. E per vestire oggi così abbiamo scelto la bellezza di F.R.S., iniziali di For Restless Sleepers, le stesse di Francesca Ruffini Stoppani, che per il Grand Hotel Tremezzo ha creato due collezioni speciali, ispirate ai giardini del nostro Palace, agli affreschi settecenteschi di Villa Sola Cabiati e a quella meravigliosa tonalità di arancione che unisce i due indirizzi.
Una storia personale che parte dal Lago di Como e si apre al mondo. Francesca Ruffini Stoppani, stilista, nata a Como da genitori comaschi, una vita nella seta e nella moda, ha letto per la prima volta le sue iniziali sui pigiamini in popeline a righe e Oxford, che sua madre, altra donna di raffinatezza d’altri tempi, faceva cucire per ognuna delle figlie. «Siamo tre, nate in quattro anni, e mia madre ci vestiva tutte uguali, pigiami da uomo compresi – ricorda Francesca – Quella casacca, quei pantaloni morbidi e comodi, ma con una cifra di stile, mi piacevano moltissimo e li indossavo anche di giorno. Sarei uscita di casa in pigiama, se mia madre non me lo avesse impedito». Francesca cresce, la sensibilità per i tessuti la spinge a iscriversi alla Scuola Superiore del Setificio a Como – «ero nella sezione Q, tanto per dire quanti eravamo» - quindi studi di economia e marketing, lunga collaborazione nell’azienda del marito, «ma non la sentivo una cosa mia e a cinquant’anni ho aperto il cassetto dei sogni e ho detto “provo”».
La prima collezione di F.R.S. For Restless Sleepers nasce nel 2015, pigiami da giorno, giacca con revers e pantaloni comodi ma sempre femminili, quindi abiti vestaglia appena sottolineati in vita da una cintura. Successo immediato, anche perché di quell’eleganza così portabile, preziosa nella qualità della seta, unica nel disegno della stampa, forse ogni vera donna ne sentiva la mancanza. E diciamo “vere donne” perché dall’inizio del Novecento, il pigiama maschile è stato indossato da donne di carattere, sicure di sé e della propria femminilità.
Il pigiama, dall’hindi pae jama, “vestito per le gambe”, giunge in Europa nel 1870 circa, introdotto dagli inglesi, e subito soppianta il vetusto e poco virile camicione da notte. Nel passaggio al Novecento molte cose cambiano, anche le donne, anche gli uomini che pensano alle donne in modo diverso. Paul Poiret è il primo stilista a immaginare la naturalezza del corpo femminile, via il corsetto e sì a linee morbide, pigiama compreso. Un passo ed è Coco Chanel e Antibes diventa “Pyjamapolis”, come l’aveva battezzata nel 1931 il giornalista Robert de Beauplan. Tre anni dopo Claudette Colbert indossa un pigiama a righe da uomo nel film Accadde una notte di Frank Capra. Le altre, cioè Greta Garbo, Marlene Dietrich, Daisy Fellowes, editor di Harper’s Bazaar a Parigi, Joan Crawford, e poi Jacqueline Kennedy, Ira von Fürstenberg e Marella Agnelli scelgono lo stesso stile. Un caso se Greta Garbo era stata ospite del Grand Hotel Tremezzo e sua testimonial nel film Grand Hotel del 1932? Tutto già scritto.
«Quando ho iniziato a pensare alla collezione di F.R.S. per il Grand Hotel Tremezzo sono tornata proprio a quegli anni, i magnifici Trenta, al senso che allora si aveva del viaggio e dello charme di questi magnifici alberghi nel mondo. E proprio viaggiando in altri alberghi mitici - penso al Pera Palace a Istanbul, seduta al tavolino dove prendeva il tè Agatha Christie, o all’Oriental di Bangkok, nella camera che fu di William Somerset Maugham – ho sentito il desiderio di creare qualcosa che una volta a casa mi riportasse a quell’incanto». Proviamo a definire il segreto di quella magia? «Gentilezza, misura, cose meravigliose davanti agli occhi e infinito tempo per sé», ricorda Francesca Ruffini Stoppani. E potremmo aggiungere la brezza del mattino che scivola sulla seta, la muove, gioca, e noi così eleganti, così Parigi, così Hollywood, così restless sleepers.